mercoledì 13 febbraio 2008

Thailandia parte terza

Andrea con un tassista thailandese, da non confondere con quello citato nel seguente testo.

Sveglia ore sette, completamente sballato dal fuso orario. Decido di vedere qualche monumento e così vado nella zona vecchia di Bangkok prendendo la metro e soprattutto meravigliandomi di non essermi perso.
Il primo monumento si chiama Wat pho. Gironzolo per un pò e m'accorgo solo quando tiro fuori la macchina fotografica che questa è scarica. Quando esco mi dirigo al palazzo reale adiacente, e qui succede l'imprevedibile: vengo fermato da un individuo apparentemente innocuo che m'impedisce di andare al palazzo convincendomi che sia chiuso perchè festa nazionale buddista (e qua avrei dovuto già sospettare). Ci casco e così il tizio mi propone un tour in tuktuk della città vecchia per 30 bath (praticamente 2 spicci). Ingenuamente salgo a bordo incitato anche dal tizio che ripete ogni secondo "italiano champion".
Come prima sosta mi porta in un piccolo tempio, probabilmente per depistare le indagini. Quando risalgo sul tuktuk il tizio comincia a dirmi di varie fabbriche dove le cose costano pochissimo. Rispondo che non ho molti soldi e non sono interessato, così mi ci porta ugualmente. Visito due fabbriche di vestiti MADE IN ITALY a forza, passando circa 30 secondi in ognuna. Quando risalgo sul mezzo il tizio scopre le carte molto scocciato: "devi stare dentro le fabbriche 20 minuti almeno sennò non mi danno il buono per la benzina! Italiano champion!", io rispondo che non è colpa mia in quanto non voglio comperare nulla, così il tizio comincia ad implorarmi e preso da compassione mi faccio portare alla terza fabbrica, che scopro subito essere di gioielli e pietre preziose.
Tra uomini d'affari in giacca e cravatta mi addentro in pantaloncini fingendomi importatore di diamanti. Verosimilmente gli impiegati ci credono e cominciano a mostrarmi centinaia di pietre preziosi e diamanti. Fingo interesse per mezz'ora circa, poi chiedo il biglietto da visita ed esco. Il tizio del tuktuk fuori m'aspetta preoccupato. "Hai comprato qualcosa?" chiede, "no" rispondo io. Il tizio bestemmia e smette di chiamarmi italiano champion, il che un pò mi dispiace.
Per ultimo mi porta finalmente ad un'altro tempio adiacente la fabbrica di gioielli. Entro, faccio una giratina e quando esco il tizio non c'è più e così sono costretto a prendere un taxi.
Ne fermo uno, salgo, "per la metro please!", "ok, ma conosco certe fabbriche dove le cose costano pochissimo, vuoi andarci?".


Il Charlie bar di Bangkok.

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